Marianna Chillau di Transactionale: “Fate start up, respirate start up”

Marianna Chillau di Transactionale: “Fate start up, respirate start up”

Giovane, intraprendente, con tanta voglia di fare e scommettere. Sono queste alcune delle caratteristiche di Marianna Chillau, giovane imprenditrice sarda che dal 2016 ha iniziato la sua avventura con Transactionale, un progetto che nasce dall’idea di digitalizzare il coupon sharing attraverso una piattaforma innovativa che premi i clienti e ne acquisisca degli altri. Transactionale sviluppa così una rete cross marketing basata su tecnologia di intelligenza artificiale, che consente alle aziende di e-Commerce di fare lead generation, offrendo ai clienti servizi a valore aggiunto, cioè sconti, offerte esclusive e promozioni.

Come nasce la sua passione per il marketing e qual è il suo percorso di studi?

La passione per il marketing nasce durante la mia prima esperienza all’estero, mi trovavo in Finlandia nel 2009 per il programma Erasmus. Gli esami di Marketing e i modelli di educazione scandinava mi hanno portata a conoscere in maniera approfondita questa branca dell’economia e da qui che ho deciso che il marketing sarebbe stato il mio lavoro. Ho iniziato a lavorare nel campo digital fin da quando studiavo all’università, ho conseguito la laurea in Economia a Cagliari e contemporaneamente avevo già esperienza di due anni nel mio cv, l’intraprendenza che mi contraddistingue da sempre ha giocato un ruolo importante sul mio futuro professionale.

L’online l’ha sempre affascinata: prima un blog, poi il web-marketing per arrivare al 2013 quando lavora a “Bauzaar”, startup nel settore del pet food. Cosa le hanno lasciato/insegnato queste esperienze che si porta nel lavoro di oggi? Sono tutte esperienze e scelte che rifarebbe, consiglierebbe o che farebbe diversamente?

L’esperienza in Bauzaar è stata fondamentale, credo che lavorare in una start-up sia una grande fortuna: le attività sono dinamiche e l’ambiente lavorativo muta costantemente, si ha la possibilità di spaziare da un ruolo all’altro e l’opportunità di far sentire la propria voce, ma soprattutto, si cresce velocemente in termini di competenze e professionalità. Inoltre, i miei vecchi boss nonché founders di Bauzaar sono stati i primi a investire su di me, offrendomi la possibilità di iniziare il cammino con Transactionale, un’idea che nasce anche da loro.  Fatta questa premessa è chiaro che rifarei tutto!

Come ha visto cambiare il mercato dell’e-Commerce in questi anni e quali sono le possibili evoluzioni del settore?

Sono passati 7 anni da quando ho iniziato a lavorare in questo campo, era il 2010, l’anno in cui Amazon è arrivato in Italia, il fatturato del mercato e-Commerce in Italia era di circa 8 miliardi, oggi, quella cifra è più che raddoppiata. La crescita dell’e-Commerce però, va di pari passo con la complessità derivante dall’incremento della concorrenza, in Italia siamo molto indietro rispetto ai nostri cugini europei, l’innovazione però può migliorare gli attuali trend. Credo che il divario rispetto ad altri paesi sia dato principalmente dal fatto che l’Italia non ha una vera e propria strategia di investimenti adeguata all’offerta. Le possibili evoluzioni di questo mercato dipendono dalla volontà degli operatori di cogliere l’opportunità che vecchi e nuovi bisogni dei consumatori vengano soddisfatti dal mercato delle vendite online: ieri acquistavamo solo libri e musica sul web, oggi prenotiamo le pulizie a domicilio e ci facciamo consegnare frutta e verdura fresca sul pianerottolo di casa. Insomma, la sfida è quella di partecipare a questa crescita in maniera attiva dando peso ai cosiddetti “intermediari”, nessuno può improvvisarsi venditore sul web, agenzie, social e strumenti di marketing online sono essenziali per garantirsi una fettina di quel segmento che diversamente sarebbe sempre più piccolo, fino a scomparire.

Cosa l’ha spinta a fare il salto e a fondare la sua azienda Transactionale?

La stessa intraprendenza che mi ha spinto a suo tempo nel mondo del lavoro prima di finire l’università. Nella mia precedente esperienza lavorativa in Bauzaar, insieme ai miei allora ex boss (oggi soci), abbiamo intuito un’opportunità, e l’abbiamo colta. Io ci ho messo la determinazione e il desiderio di fare qualcosa di mio e nonostante le giornate up and down (tipiche di una start-up) sono felice di aver fatto questa scelta!

Quali sono state le difficoltà in questa avventura da imprenditrice?

La difficoltà più grande è stata quella di trovare le persone giuste, credere in un’idea non è facile, trovare professionalità e competenze in un mercato ancora troppo acerbo è quasi impossibile. Inoltre, chi sceglie di lavorare in start up può appassionarsi al progetto, oppure, lo abbandonerà per la troppa energia che questo assorbe, in quasi due anni, sono più le persone che ho visto andar via rispetto a quelle rimaste, ma comunque sono rimaste le migliori.

Quali sono le sfide future che dovrà affrontare con la sua azienda?

Oggi Transactionale punta a conquistare un mercato intero, quello italiano, presto faremo anche i primi test di Internazionalizzazione su alcune countries europee. La sfida più grande però non è la conquista del mercato, ma quella del singolo cliente: oggi si dà troppo peso alla vendita del prodotto e non al valore che questo può offrire; attraverso un costante feedback con l’utilizzatore del nostro servizio, cerchiamo di creare ogni giorno un prodotto che risponda direttamente alle sue esigenze reali.

Cosa vuol dire essere imprenditrice oggi in Italia?

Significa avere tanto coraggio, quello di affrontare ogni giornata con la stessa determinazione che si provava il giorno in cui è nata l’idea. Essere imprenditrice oggi in Italia non è diverso da esserlo in un’altra parte del mondo, ogni luogo ha i suoi pro e i suoi contro, noi ad esempio combattiamo il debito culturale in termini di innovazione e opportunità dei nuovi mercati, il nostro obiettivo è quello di diffondere prima la cultura e poi beneficiarne.

Una sua giornata tipo?

Sveglia alle 5.45 per un po’ di running al mare, doccia, colazione e arrivo in ufficio alle 7.45. La giornata lavorativa inizia presto e si interrompe alle 13 per una pausa pranzo con il team, si riprende alle 14 e si lavora finché ce n’è! Non rientro mai a casa prima delle 19, ma anche se si fa tardi non rinuncio a cucinare, adoro scaricare lo stress della giornata ai fornelli in compagnia di buona musica e un bicchiere di vino. La giornata si conclude sul divano con un film (se non mi addormento prima) e dolce compagnia (per fortuna anche lui è imprenditore).

Cosa direbbe ai giovani che vogliono buttarsi nella realizzazione di una start-up? Quali sono gli ambiti in cui secondo lei c’è maggiore possibilità di riuscita?

Prima di fare start-up, respirate l’aria della start-up, andate a lavorare in un ambiente giovane e dinamico, assorbite tutto quello che potete, solo allora sarete in grado di trarre il massimo dalla vostra azienda. Mi odieranno i professori di letteratura e filosofia, ma io credo che queste materie debbano essere un passatempo, come lo sport e le arti. Oggi i bambini devono imparare a sviluppare codici, a vendere con le tecniche del marketing e ad utilizzare le nuove tecnologie! Il futuro è un mercato fisico e reale, ma in una cornice digitale, quindi, prepariamoci.

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