Caos Inps: poche risorse e nessuna strategia

Caos Inps: poche risorse e nessuna strategia

Il governo ha già annunciato alcune misure del secondo decreto economico, da varare ad aprile. Solo che al momento molti dei provvedimenti inseriti nel ‘Cura Italia’ di marzo non risultano attivabili; laddove lo siano però rischiano di finire nel caos più totale. Ieri sera è stato tappato un buco, con la disponibilità delle banche ad anticipare 1.400 euro di cassa integrazione, che altrimenti non sarebbero arrivati prima di qualche settimana. Ma si tratta di una goccia nel mare, come fanno notare sindacati, associazioni datoriali, consulenti del lavoro.

Oggi è stato -teoricamente – il giorno per le partite iva e autonomi di richiedere il bonus ‘una tantum’ da 600 euro sul sito dell’Inps, per un limite di spesa di 203,4 milioni, come spiega la circolare dell’Istituto. «Soldi che non basteranno per tutti. Per cui potrà accedervi solo chi è più veloce a fare domanda. Una assurdità, perché sarà solo la fortuna a decidere chi potrà avere i soldi e chi no», spiega il presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo, il quale sottolinea anche che « in quella che sarà una ressa, saranno i consulenti del lavoro a inviare le richieste, per cui c’è il rischio che chi non riceverà il sussidio se la prenderà con loro, accusandoli di aver fatto favoritismo»,. Oltretutto, già ieri, nel primo giorno di invio delle domande di cassa integrazione da parte delle imprese, il sito dell’Inps è andato completamente in tilt. « E c’è il rischio che questo accada di nuovo», spiega Ruvolo.

Sulla stessa linea Marina Calderone, presidente dei Consulenti del Lavoro, che mette in evidenza come il sito dell’Inps sia già fermo perché in molti stanno facendo richiesta del pin necessario per inoltrare la domanda. Tra l’altro, per i consulenti del lavoro è difficile che l’erogazione della cassa integrazione possa partire prima del 15 aprile. Anzi di si potrebbe arrivare fino a 60 giorni seguendo le normali procedure. Per le aziende con più di cinque dipendenti, infatti, è obbligatorio siglare un accordo sindacale da presentare alle Regioni.

Oggi, a recepire il decreto legge ‘Cura Italia’ per quanto riguarda la cassa integrazione in deroga ci sono 21 regolamentazioni territoriali diverse. Cinque Regioni devono ancora firmare gli accordi-quadro con le parti sociali e altre tredici, pur avendolo sottoscritto, non hanno ancora avviato la procedura. « Visto che le aziende hanno chiuso per cause di forza maggiore e indipendentemente dalla loro volontà, non c’è ragione né formale né sostanziale all’obbligo di accordo con i sindacati per accedere alla cassa integrazione. Si tratta di un’inutile passaggio che va eliminato immediatamente» sostengono ancora da Confimprenditori.

Non è un caso che qualcuno si sia già organizzato per velocizzare le procedure. Molte banche hanno già inviato online ai propri clienti la proposta di sospensione dei mutui. E i vertici del settore, anche se non ancora tutti i singoli istituti, hanno offerto disponibilità ad anticipare la liquidità con Abi, Mef, Bankitalia e Mediocredito Centrale, che hanno costituito una task force per garantire l’effettiva ed immediata fruizione delle misure di supporto alla liquidità state adottate con il DL Cura Italia.

È poi arrivato l’accordo tra banche e parti sociali per un anticipo forfettario complessivo di 1400 euro della cassa integrazione, che saranno erogati proprio dagli istituti di credito. Ma è solo primo passo, un tampone, tanto che il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ha già chiesto di estendere la cassa integrazione a tutti i lavoratori, superando la distinzione in base alle fasce di reddito.

Insomma, parti sociali e istituti di credito si stanno organizzando per superare almeno alcuni degli ostacoli tecnici contenuti nei provvedimenti del governo. Senza dimenticare che dopo i problemi procedurali, se superati, verranno quelli sostanziali. A cominciare dall’ammontare delle cifre a disposizione, che potrebbero non bastare per tutti.

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