Disoccupazione e sommerso: ecco l’Italia senza voucher

Disoccupazione e sommerso: ecco l’Italia senza voucher

La rilevazione trimestrale congiunta di Istat/Ministero Lavoro/Inps/Inail mostra un panorama del mercato del lavoro molto negativo. Il tasso di occupazione cresce in un anno di solo 0,7 punti percentuali e nell’ultimo trimestre di solo 0,1. Altro dato preoccupante da registrare è che si contrae l’occupazione nell’industria e nelle costruzioni mentre il settore trainante sono i servizi. Con l’esaurirsi dei bonus previsti dal Jobs act l’effetto doping sul mercato del lavoro e sull’occupazione è insomma praticamente esaurito.

In attesa di capire cosa vorrà fare il governo Gentiloni sul taglio del lavoro e sull’aumento dell’Iva, ipotesi quest’ultima da scongiurare fermamente, si deve prendere atto che nel 2016 i voucher venduti sono stati 134 milioni, il 24% in più rispetto all’anno precedente; nel quarto trimestre del 2016 ne sono stati venduti 32,8 milioni erano. Nel quarto trimestre del 2016 sono stati venduti 32,8 milioni di unità (30,6 milioni nel quarto trimestre 2015) con una sensibile riduzione nel tasso di crescita tendenziale (+7,2% rispetto a +25,3% nel terzo, +32,2% nel secondo e +35,7% nel primo). La soppressione dei voucher sta già determinando un crollo verticale del ritmo di crescita dei buoni lavoro – 2/3 in meno – lasciando contrattualmente scoperto un segmento ampio di lavoro dipendente.

Una scelta goffa e frettolosa quella di abolirli visto che i buoni lavoro hanno aiutato le imprese a combattere il lavoro sommerso, che è lesivo dei diritti e degli interessi del lavoratore per l’assenza di versamento di contributi. Questi dati comunque parlano chiaro: più che assistenzialismo e bonus serve un taglio al costo del lavoro, coperture contrattuali per il lavoro agile che sostituiscano i troppo in fretta liquidati voucher e investimenti sulle infrastrutture per permettere alle aziende di lavorare in condizioni accettabili.

I dati Istat mostrano, inoltre, che la scarsa crescita del lavoro si concentra sugli ultra cinquantenni, mentre resta bloccata la fascia dei 35-49enni e scende l’occupazione per i giovani tra i 15 e i 34 anni. Il tasso di occupazione resta al 57,4 per cento, ancor al di sotto del dato ante-crisi del 2008 e lontano dai tassi di occupazione di parte dei paesi europei.

 

 

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