Le imprese non si salvano con gli spot

Le imprese non si salvano con gli spot

Dal 3 aprile le Pmi in crisi di liquidità a causa dei ritardi nei pagamenti da parte di imprese debitrici possono presentare le domande di finanziamento al fondo per il credito previsto dalla legge di stabilità. E’ un provvedimento utile e che come associazione datoriale condividiamo pienamente ma è solo un timido inizio di quanto occorre ancora fare.

Il limite di questo provvedimento è infatti da un lato quello di ancorare le aziende ai tempi di erogazione di finanziamenti che possono essere anche molto lunghi, dall’altro di tralasciare clamorosamente il problema specifico delle imprese che attendono di vedere sanati i propri crediti con la Pa. Il rischio è quello di trovarsi di fronte ad una misura propagandistica: si dimenticano le tremila imprese che ogni anno falliscono per debiti con la Pa, come il centro studi di Confimprenditori ha documentato in un report e il dramma dei ritardi accumulati dalla Pa nell’evasione delle fatture con il privato.

Tempi ancora veterotestamentari – in media 131 giorni rispetto ai 30 imposti dalle direttive comunitarie – per cui siamo diventati la barzelletta d’Europa. Questa resta una materia sensibile per le aziende e gli imprenditori già una volta presi in giro dalle promesse dell’ex premier Matteo Renzi che sul sito del Mef aveva avviato un contatore, fermo al 2015, per testimoniare proprio l’impegno del governo in tal senso e che si era dilungato promettendo addirittura pellegrinaggi penitenziali se non avesse onorato l’impegno di pagare i debiti Pa con le aziende. Il rischio è che anche questa misura, seppure utile, sia solo un altro spot. Ecco perché come associazione datoriale ci preme sottolineare che già da tempo abbiamo pronto un progetto per rispondere a questa problematica. La proposta di Confimprenditori prevede di istituire un fondo finanziato da Cassa Depositi e Prestiti, affidato alla Banca del Mezzogiorno, in modo tale da sgravare maggiormente le imprese.

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