Manovra: un colpevole ritardo

Manovra: un colpevole ritardo

Ogni manovra finanziaria, che è la legge più importante dell’anno, è da sempre oggetto di molteplici interessi che si intrecciano e si sovrappongono, vista la quantità e la delicatezza dei temi su cui interviene. E ogni manovra finanziaria, compresa la prima del governo Draghi, arriva sistematicamente in ritardo sulla tabella di marcia. Questo esecutivo, sempre lodato per tempestività, efficacia e capacità decisionali, ripercorre infatti gli errori dei predecessori. Tuttavia, rispetto al passato, quando i ritardi venivano duramente censurati e stigmatizzati, oggi non sembra esserci la stessa attenzione.

Peccato, perché non è solo una questione formale, ma un vizio che colpisce la vita di cittadini e imprese. Il testo della manovra arriva dopo due settimane dalla approvazione in Consiglio dei Ministri e a quasi un mese dal termine previsto per il 20 ottobre. Un tempo lungo che rende difficile la trattazione parlamentare della legge, che già ai blocchi di partenza comprende 219 articoli. Insomma, un provvedimento dove finisce di tutto, con tante, troppe materie da trattare, ma da analizzare in tempi ridotti. È ovvio che così si limita la sovranità del Parlamento, cioè il luogo dove la volontà popolare si esercita (o almeno si dovrebbe esercitare) al suo massimo grado.

Soprattutto, si mettono in difficoltà le imprese. All’interno della legge di Bilancio oltre a pensioni, reddito di cittadinanza, taglio del cuneo fiscale – cose che da sole possono cambiare la vita alle persone – si deve decidere su proroga del superbonus, su agevolazioni fiscali per ristrutturazioni edilizie, acquisto di materiale, interventi di riqualificazione energetica. Per adesso però nessuno sa niente e così, purtroppo, si mettono i difficoltà comparto edilizio, negozi di pavimenti, sanitari, caldaie, finestre e molto altro, come anche produttori, fornitori, più le varie persone che ci lavorano e le loro famiglie. Se consideriamo che l’immobiliare, calcolando la lunga filiera, vale quasi un quinto del pil, ci accorgiamo del danno che tali ritardi arrecano al Paese.

Questo governo a larga maggioranza, guidato da un banchiere, da un tecnocrate, riceve molte lodi su quanto sia importante l’execution come dicono quelli bravi, la “messa a terra”.

 

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