Processi lenti, sviluppo fermo

Processi lenti, sviluppo fermo

Chi vuole intervenire sulla prescrizione, chi sulle intercettazioni; e c’è addirittura il rischio che su questo “scambio” possa cadere il governo. Purtroppo, però, nessuno nella maggioranza si impegna davvero a riformare la giustizia laddove più serve, dove più colpisce le famiglie e le imprese, specie se piccole: ovvero quella civile. Il premier ha annunciato l’ennesimo disegno di legge per una riforma complessiva, ma non basta. Non solo perché in passato molti altri annunci sono finiti nel nulla, ma perché ancora oggi, secondo i dati della Banca Mondiale, ci vogliono tre anni per recuperare un credito commerciale. Davvero troppo.

In media, infatti, servono 1.120 giorni vedersi saldare il dovuto, mentre in Spagna ce ne vogliono 510 e in Germania 499. Per la Commissione europea, poi, per arrivare al primo grado di un processo civile servono 514 giorni, contro i 282 degli spagnoli e i 196 dei tedeschi. Se poi si sopravvive fino al terzo grado di giudizio, sono passati quattro anni. In pratica, a noi serve il doppio del tempo per regolare un contenzioso rispetto ai nostri omologhi europei. Ed è quindi evidente che qualunque transazione commerciale è più rischiosa, qualunque investimento più incerto, ogni impresa più aleatoria.

Tanto che una giustizia civile più efficiente potrebbe valere circa 18 miliardi di crescita in più all’anno, come diceva già Mario Draghi nel 2011, all’epoca Governatore della Banca d’Italia. Tanto più che il costo del processo civile si aggira intorno al 30% del valore della causa, che ci vogliono 1000 giorni per avviare il primo grado di una causa civile, che si arriva in media a dieci anni per i fallimenti e a nove per la giustizia tributaria. Un’enormità in cui gli onesti faticano oltremodo e ingiustamente, mentre i lestofanti hanno vita facile e guadagni assicurati.

Per troppo tempo la gravissima inefficienza della giustizia civile non è stata considerata una priorità, un pesante fardello sull’economia e sulla vita degli italiani. Eppure, è un dramma che non si risolve con qualche ritocco di natura processuale o giuridico, con logica emergenziale e mediatica e nemmeno ascoltando qualche economista e nessun rappresentante delle imprese. Ma con una revisione complessiva affinché si possa restituire alle imprese un minimo quadro di certezze e una quota minima di serenità. E’ stato annunciato un disegno di legge delega da parte del governo. Speriamo non finisca nel dimenticatoio, come tutti i precedenti. Sarebbe l’ennesima (in)giustizia (in)civile.

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