Banche venete, per commercianti e imprese non c’è mai una seconda chance

Banche venete, per commercianti e imprese non c’è mai una seconda chance

Dunque altri 5 miliardi di soldi pubblici per salvare le banche, una cifra parti a circa 1 punto di Iva. Ieri era il Monte dei Paschi oggi sono le banche venete. Non si può non entrare nella discussione che in questi giorni sta prendendo piede sulla crisi bancaria. Il governo ci ha spiegato che si tratta di operazioni necessarie per salvaguardare obbligazionisti e correntisti, con la stessa pazienza con cui ieri ci spiegavano che eravamo di fronte a istituti solidi, che la crisi bancaria non c’era. Il dato reale è che si usano due pesi e due misure: se a restarci sotto infatti, e non sempre per motivi di cattivo management, sono i commercianti o i piccoli e medi imprenditori non c’è nessuno che venga a salvarti, paghi di persona e vai a casa con tanti saluti; se si tratta di banche la musica invece cambia. E il fatto che i fondi necessari all’ennesimo salvataggio bancario siano già previsti in bilancio, come ci ha spiegato Padoan, non è certo consolante. Del resto bisogna prendere atto del fatto che le ripetute crisi del sistema bancario continuano poi a creare un clima generale di sfiducia in una fase molto delicata per la ripresa e per le piccole e medie imprese, sempre più chiamate a fare i conti con la crisi di accesso al credito. Un circolo vizioso sul quale però si avvitano solo le imprese. 

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