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Pil, festeggiamo i decimali ma siamo fanalino di coda d’Europa

Se l’onda d’entusiasmo per la stima Istat sulla crescita del Pil italiano all’1,4 per cento s’è finalmente un poco calmata, vorremmo sommessamente far notare che c’è davvero poco da festeggiare. Siamo la maglia nera dell’Eurozona e dell’intera Unione europea, dove la crescita media nel 2018 è attestata al 2,3% nell’area euro e nell’Ue a 28. A parte la Gran Bretagna – che ha avuto quella piccola cosa che è la Brexit – tutti gli altri paesi europei crescono più dell’Italia (+2,3% la Germania, +2% la Francia, +2,6% la Spagna). Ora va bene che siamo in campagna elettorale ma insomma c’è un limite a tutto. Anche perché l’Italia non guadagna qualcosa grazie a riforme politiche virtuose – quali, peraltro? – ma perché continua a beneficiare del ciclo economico globale in ripresa e di una capacità di resistenza e di lavoro micidiale delle imprese italiane. Si chieda alle imprese italiane quanto sono entusiaste delle condizioni in cui sono costrette a lavorare, senza trascurare – a proposito di record europei – quelle che la Pa non paga da mesi. La politica si preoccupi piuttosto di mettere in sicurezza il sistema bancario del paese e ragioni come usare il vento favorevole del 2018 prima che si indebolisca, come fatalmente avverrà con la fine del quantitative easing. Siate seri per una volta.

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24 Luglio 2024

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