RdC, un “sussidio” che non aiuta il lavoro

RdC, un “sussidio” che non aiuta il lavoro

A conti fatti, il reddito di cittadinanza si sta dimostrando solo un “sussidio” e non certo uno strumento per aiutare le persone a trovare un’occupazione. Anzi, dicono diverse indagini, per la sua logica puramente assistenziale, allontana i 704 mila beneficiari da considerarsi occupabili dal mercato del lavoro. Ecco, per quanto non sia in assoluto sbagliato implementare il livello di welfare, è stato un errore volerlo fare in fretta e furia, per puri scopi elettorali e, soprattutto, presentarlo come qualcosa di diverso.

A dimostrare l’effetto nullo sul lavoro, per esempio, c’è il rapporto Svimez secondo cui il Rdc “invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le starebbe allontanando dal mercato del lavoro”. L’Istat poi, nella sua ultima nota mensile, registra un aumento dei disoccupati (-87mila tra luglio e agosto) e un aumento degli inattivi (+73mila), lo stesso trend che si rileva confrontando il trimestre giugno-agosto con quello precedente (marzo-maggio): proprio l’opposto di quanto sarebbe dovuto accadere. Tanto è vero che lo stesso governo, nella Nota di Aggiornamento al Def, conferma come “l’incremento del tasso di partecipazione al lavoro ancora non emerga”.

Come corollario del provvedimento, in effetti, erano previste una serie di misure per migliorare le politiche attive. Però l’Anpal, che dovrebbe fornire una piattaforma informatica, così come i Centri per l’Impiego e i ‘navigator’ non sono ancora entrati a regime. E difficilmente lo faranno a breve. Il punto è che il RdC è nato come uno strumento puramente assistenziale (elettorale, dicono i maligni), ma solo in corso d’opera è stato poi presentato come un meccanismo per far incontrare domanda e offerta di lavoro. Una trasformazione, però, solo nominale, per cui ovviamente l’offerta sta partendo male e in ritardo.

Senza contare che anche la domanda latita, purtroppo comprensibilmente, se si prendono 780 euro anche senza far niente. Le prime chiamate dei Centri per l’Impiego partite a settembre non trovano risposta fino al 40%. Una indagine preliminare della Guardia di Finanza compiuta nei mesi scorsi poi, ha riscontrato livelli di frode che si attestano tra il 60-70% dei controlli. Naturalmente speriamo che sia un caso, ma il problema viene da lontano.

Se lo scopo del RdC era la lotta alla povertà, si poteva agire senza ipocrisie. Ma invece, per far partire il prima possibile un sussidio generalizzato, si è presentato il RdC come qualcosa che aiutava il mercato del lavoro. Ma, evidentemente, non era e non è così. Eppure, con le aziende che non trovano personale, le competenze dei lavoratori non in linea con le esigenze delle imprese, le cose da fare non mancherebbero. Ma si dovrebbe procedere, seriamente e nel lungo periodo, ad una vera riforma dei Centri per l’Impiego, lavorare sulla formazione permanente, sulle competenze digitali, e molto altro. Ma questo, si sa, non porta voti…

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